VIABILITA’ GLI IMPEGNI ELETTORALI LI ABBIAMO RISPETTATI FINO IN FONDO

Da Nadro a Brescia sulla nuova strada

 

Avevamo detto che nel 2004 avremmo potuto percorrere la Breno-Nadro e così è stato.  Consegnata la Capodiponte-Malonno all'impresa appaltatrice. La nostra viabilità inserita nelle 13 opere strategiche

 

Roma,  febbraio 2005 - Siamo in conclusione di legislatura, tempo di consuntivi. E’necessario tirar le somme di cinque anni di Lega al Governo per capire cosa è stato fatto e cosa resta da fare per risolvere la madre di tutti i problemi valligiani e lacustri: la viabilità. Tante le novità in questi anni conclusi con l’approvazione della proposta dell’On. Davide Caparini che ha inserito le opere per "l’accessibilità alla Vallecamonica" al sesto posto delle tredici strategiche a livello nazionale. Ne parliamo con uno degli indiscussi protagonisti della soluzione dei nostri problemi di viabilità.

Onorevole Caparini Lei è un profondo conoscitore delle vicende della nostra viabilità. Il 18 gennaio di quest’anno è stato assegnato l’appalto per il completamento del tratto tra Capodiponte e Malonno. Ci consenta di fare esercizio di scetticismo, perché questa volta dovrebbe andare in modo diverso dalle altre?

«In primo luogo i camuni possono misurarci sui fatti. Contrariamente a ciò che è accaduto coi precedenti governi dove le parole si sprecavano, dove i ministri venivano cambiati ogni anno (cinque dal 1996 al 2001 n.d.r.), noi abbiamo mantenuto le promesse fatte alle elezioni del 2001: avevamo garantito l’apertura sino a Capo di Ponte e così è stato. Oggi, con la strada del lago possiamo percorrere ben 40 km dei 47 previsti, tutti quelli che abbiamo detto avremmo aperto in questi cinque anni. In secondo luogo abbiamo cambiato le norme per gli appalti dei lavori pubblici. Abbiamo tagliato unghie e i denti a coloro che si divoravano i nostri soldi con procedure interminabili ed inconcludenti. Abbiamo fatto la "legge obiettivo" che ha sveltito i tempi e dato finanziamenti certi, provvedimento che interessa anche la nostra strada che ho personalmente provveduto ad inserire nella lista delle opere di priorità nazionale».

La Sebina Orientale, la variante di Pisogne, il raccordo con la strada statale 42, il nuovo tratto tra Breno e Capo di Ponte sono opere importanti, restano due tratti fondamentali per la nostra viabilità. La 42 fino a Berzo Demo e il tratto fino a Malonno non sono più un miraggio?

«Esattamente, sono una certezza. E’ vero abbiamo ereditato una situazione disastrosa. Con la pratica del ribasso d’asta che ha generato il mangia mangia della prima repubblica i funzionari dell’Anas corrotti facevano recuperare alle imprese i soldi risparmiati durante l’asta. Con le varianti in corso d’opera ci guadagnavano tutti, gli unici a perderci eravamo noi cittadini che pagavamo e non vedevamo mai la fine delle opere. Per esempio, per tornare alla Capo di Ponte-Berzo Demo, quando arrivai in Parlamento nel 1996 lo stato di avanzamento dei lavori era solo del 20 per cento con una serie interminabile e costosissima di contenziosi da parte del consorzio appaltante. Era da poco passata la burrasca di tangentopoli e nessuno aveva più il coraggio di prendere in mano la situazione. Il caos regnava sovrano. Quando chiesi con un’interrogazione al Ministro dei lavori pubblici comunista quando prevedeva la conclusione dell’opera mi rispose nel 1998!»

Questa è storia passata, Le ripeto la domanda: perché questa volta le cose dovrebbero andare diversamente?

«Abbiamo cambiato le leggi. Oggi l’ANAS è responsabile civilmente e penalmente di quello che fa. In passato non era così, lo scaricabarile era la prassi. Pensi che i progetti non erano nemmeno firmati, nessuno era responsabile di niente. Inoltre, con le nuove leggi le imprese che vincono gli appalti sono ditte serie, non più imprese meridionali fatte da qualche politico per guadagnarci. Prenda quelle a cui hanno affidato i lavori della conclusione della ss 42, l’associazione temporanea di imprese Collini, Cossi, Imprese costruzioni Giudici, Aster termoimpianti. Aziende serie, che la nuova legge costringe a rilasciare garanzie miliardarie sul rispetto di progetti e tempi di realizzazione. Infine, è importante sottolinearlo, i lavori saranno consegnati "chiavi in mano", pronti per essere aperti al traffico. Non più lungaggini burocratiche e perdita di tempo per fare una miriade di piccoli appalti per guard-rail, impianti di illuminazione, segnaletica e quant’altro. Quando le ditte iniziano i lavori, prevedibilmente l’anno prossimo, sapremo anche quando li finiranno».

Un notevole segnale di discontinuità col passato, questo spiega come mai in 4 anni sono stati conclusi cantieri aperti da oltre venti. Onorevole Caparini quando è prevista la conclusione dell’intera opera?

«Abbiamo dato un bel giro di vite ma c’è ancora molto da fare e i soldi in questo periodo sono veramente pochi. L’appalto integrato del tratto Capo di Ponte-Berzo Demo realizzato con la nuova legge prevede la redazione del progetto esecutivo da parte dell’impresa che ha vinto l’appalto. Quindi, nente più alibi, scaricabarile e ritardi. Nel 2004 i tempi indicati da ANAS col progetto di massima erano di un anno per la progettazione esecutiva e di tre anni per la realizzazione dell’opera per cui abbiamo messo sul tavolo qualcosa come 310 miliardi di lire. Le assicuro che in un periodo di vacche magre come questa è una bella cifra. Per rispondere alla sua domanda, verosimilmente entro il 2009 arriveremo fino a Berzo Demo sulla nuova strada».

Il 24 marzo del 1999 un mozzicone di sigaretta è finito in una presa d’aria provocando la morte di 39 persone nel traforo del Monte Bianco. La galleria di Pisogne lascia molto a desiderare in termini di sicurezza. Quali sono i criteri adottati per la realizzazione delle nuove gallerie Capo di Ponte-Berzo Demo?

«La galleria di Pisogne rispettava le vecchie normative. O la facevamo così o quel tratto non sarebbe mai più stato aperto. Ora spetta alla Provincia di Brescia a cui è passata la gestione provvedere alla messa in sicurezza, curarne l’illuminazione e la pulizia. Ben diversa è la situazione per quelle opere progettate ed appaltate dopo la tragedia del Monte Bianco: abbiamo modificato radicalmente le leggi all’insegna della sicurezza, norme serie per opere serie. Quella tra Capo di Ponte e Berzo Demo, lunga oltre cinque chilometri, sarà una galleria all’avanguardia, moderna e protetta, tutt’altra cosa rispetto a quelle del passato».

Un altro nervo scoperto è quello delle incisioni rupestri a Capo di Ponte e Nadro di Ceto, proprio laddove avrebbe dovuto sbucare la galleria. Onorevole Caparini come avete fatto a risolvere anche questa grana?

«Le sinistre avevano passato anni a sbraitare contro questo e contro quello, ma oltre a dar fiato alla bocca, non avevano fatto la cosa più logica: contattare la Sovrintedenza e risolvere il problema alla radice. Nel 2003 dopo pochi mesi dalla presentazione del progetto dell’Anas, grazie al grande contributo dell’assessore in regione, il leghista Albertoni, la Sovrintendenza ha sciolto le sue riserve sul progetto risolvendo il problema del ritrovamento di alcuni massi istoriati. Al di là dei vincoli archeologici quella galleria rimane un nodo progettuale molto complicato da sciogliere: canale dell’Edison, ferrovia, incisioni rupestri; un bel rebus».

Dopo tante mobilitazioni, denuncie, sollecitazioni fatte dalla Lega e dai suoi uomini, cosa dobbiamo aspettarci?
«La strada grazie alla Lega e alla pazienza dei camuni sarà completata. I tanti soldi che servono, tra le mille difficoltà, li abbiamo trovati, se ne serviranno altri li troveremo. L’appalto tra Capo di Ponte e Berzo Demo è stato dato a imprese coi controfiocchi. Siamo pronti: l’inizio dei lavori è previsto per il 2006 e l’apertura al traffico tre anni dopo. Al di là degli ottimi risultati ottenuti non mi rassegno: devono essere accertate le responsabilità, a partire da chi e come ha costruito quei tratti di strada, di quanti potevano, dovevano e non hanno fatto. Non può essere versato del sangue impunemente. L’incidente accaduto questa primavera è una ferita al cuore della Vallecamonica, alla sua immagine, all’impegno di quanti continuano a credere sia possibile vivere dignitosamente ed onestamente del proprio lavoro. La magistratura inquirente deve fare al meglio e velocemente il suo lavoro. Vogliamo giustizia».