SS 42 MALGRADO LA MARGHERITA APERTO IL TRATTO DA BRENO A NADRO DI CETO

Strada di Valle: aperti 40 km su 47

I post democristiani non hanno fatto niente per la viabilità della Valcamonica e del Sebino: 5 ministri in 5 anni non hanno concluso nulla. Con la Lega Nord è cambiata la solfa: poche parole e tanti fatti

 

Malgrado la Margherita, malgrado i consiglieri provinciali delle sinistre che divorati dall’invidia hanno fatto di tutto per mettere i bastoni fra le ruote, la strada da Breno alle porte di Capo di Ponte è stata aperta. Come sempre ben coadiuvati dalla stampa prezzolata sono arrivati a presentare un’interrogazione in consiglio provinciale di Brescia chiedendo all’Anas la realizzazione di opere che avrebbero significato, nella migliore delle ipotesi, ritardare la tanto sospirata apertura di altri quattro anni. Alla prova dei fatti si sono dovuti ricredere. Leggiamo su un noto quotidiano locale molto vicino al centro sinistra "Sta di fatto che oggi il tratto della Breno-Nadro si innesta sull’attuale statale proprio a ridosso di un passaggio a livello. Una soluzione che ha lasciato perplessi molti amministratori locali (tutti ex democristiani n.d.r.) ma che alla fine è stata accolta come il male minore. Effettivamente il tratto della 42 aperto di recente ha snellito il traffico di buona parte della Media Vallecamonica". Bella scoperta. Se ad inaugurare i nuovi tratti di strada ci fossero stati i Bonomelli di turno i toni della stampa di regime sarebbero stati trionfali. Gli stessi giornalisti che si sono prestati ad alimentare le polemiche per lo svincolo (provvisorio) di Breno su dettatura degli stessi che quando amministravano non hanno trovato il tempo o la voglia di verificare il progetto di ANAS. Al di là delle polemiche il fatto rilevante è che a distanza di sette anni dall’approvazione del progetto esecutivo 1997 per un appalto da novanta miliardi di lire la strada apre al traffico.

Un altro esempio da manuale dell’incapacità di governo dei post democristiani. Infatti, anche in questo caso, abbiamo pagato lo scotto dell’incapacità delle sinistre. Ai tempi del governo D’Alema, l’allora sottosegretario della Margherita Antonio Bargone, in risposta all'interrogazione ad una mia interrogazione, indicava nel 2000 il termine ultimo per la conclusione dei lavori.

Purtroppo sappiamo che le cose sono andate diversamente anche a causa di quattro fattori: 1) i ritardi nella realizzazione del lotto a monte di Capo di Ponte; 2) il ritrovamento di alcuni massi istoriati a Capo di Ponte sul versante di sbocco della galleria; 3) l’attraversamento dell’abitato del Badetto di Ceto; 4) la complessità della realizzazione della galleria Capo di Ponte e Nadro di Ceto. Dei ritardi del tratto a monte e della risoluzione del problema dei massi con le incisioni rupestri ne parliamo diffusamente negli altri articoli. Per quanto riguarda l’attraversamento del Badetto di Ceto, dove in origine era previsto il passaggio della strada statale, negli anni sono sorte numerose abitazioni. Da qui la necessità di adeguare il progetto originario del passaggio della strada in trincea con l’inevitabile inquinamento e i disagi per i cittadini. Ciò ha comportato la rivisitazione del progetto esecutivo, il conseguente reperimento di ulteriori 4,5 milioni di euro e la perdita di oltre due anni sulla tabella di marcia. A distanza di molti anni, la stampa di regime nel tentativo di coprire le responsabilità dei soliti noti intorpidisce le acque per non far capire ai cittadini ciò che è realmente accaduto. L’ANAS per quel tratto prevedeva un anno per la nuova progettazione, tre anni per l’esecuzione dei lavori. Infatti, il fattore ai più sconosciuto, che ha maggiormente condizionato la costruzione di questo lotto è la presenza di un’area franosa a monte della ferrovia Brescia-Iseo-Edolo combinata all’interferenza di una condotta idroelettrica dell’Edison e alla particolare durezza della roccia dove è prevista la galleria a valle di Capo di Ponte. E’ stato questo il principale problema da risolvere dopo la vittoria alle elezioni del 2001.

In totale altri quattro anni di ritardo. Oltretutto i soldi per completare l’opera non erano disponibili. Questo significava che, il tratto tra Breno e Capo di Ponte, così come era stato concepito, nella migliore delle ipotesi, sarebbe stata aperta al traffico solo dopo il 2007. Mi assunsi l’onere di proporre all’ANAS di Roma lo stralcio della galleria di Capo di Ponte accorpandola ai lavori a monte. Questa decisione ci ha consentito di aprire al traffico nel settembre di quest’anno rispettando l’ultimo impegno assunto nella campagna elettorale del 2001 arrivare da Brescia a Nadro di Ceto entro la fine del 2005. Promessa mantenuta. Il nostro contratto con i camuni l’abbiamo rispettato. E anche in questo caso solo noi possiamo dirlo, senza alcun rischio di essere smentiti!