Una imposta vecchia e iniqua
La disdetta e il suggellamento
Canone d’abbonamento o
imposta?
Lo Stato funge da esattore
I falsi ispettori Rai
Quando i falsi ispettori si
imbattono in coloro che hanno fatto regolare disdetta
Le lettere che
sollecitano al pagamento del canone sono da cestinare?
La lettera abusiva
Come fanno ad avere il mio
indirizzo?
La Lega (purtroppo
inascoltata quando era al Governo) continua a sostenere l’abolizione del
canone Rai
L’inchiesta disposta
da Molgora (quando la Lega era al Governo)
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Una imposta vecchia e iniqua
Il canone RAI
istituito nel lontano 1938 è diventato una vera e propria tassa di possesso
sulla TV presupponendo il dominio dell'etere da parte dello Stato. Si
tratta di un balzello antiquato ed iniquo che non ha alcun motivo di
esistere anche in virtù del maggior pluralismo indotto dall'ingresso sul
mercato di nuovi editori e all’apporto delle nuove tecnologie (il sistema
digitale terrestre, la trasmissione satellitare, la larga banda ed il
sistema analogico). L'ISTAT stima che in Italia sono 5 milioni le famiglie
che non pagano il canone RAI: si tratta di un quarto degli utenti, una
cifra non da poco. Il canone è un'imposta ingiusta sia territorialmente,
sia socialmente. È iniqua territorialmente, perché mentre in Padania
l’evasione raggiunge al massimo il 5% mentre nel meridione il mancato
pagamento è del 30% con punte del 50% in alcune province. È un'imposta
socialmente ingiustificata perché colpisce tutti indiscriminatamente,
indipendentemente dal reddito, dall’età, dall’utilizzo colpendo in
particolar modo le fasce più deboli della popolazione. torna su
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La disdetta
e il suggellamento
Per l'abbonato
che non intenda o non possa, per qualsiasi ragione, ricevere il segnale, ma
continui a detenere l'apparecchio televisivo, il Comando Generale della
Guardia di Finanza ha evidenziato che:
1) l’attività
di suggellamento dei congegni televisivi è una misura finalizzata ad
esentare i soggetti tenuti al pagamento del canone. Si tratta quindi, di
una particolare procedura che viene adottata su formale richiesta degli
utenti che non intendano più corrispondere il canone di abbonamento, pur
continuando a detenere l'apparecchio radiotelevisivo, però senza
utilizzarlo. In tali casi, la disdetta dell'abbonamento viene comunicata
«all'Agenzia delle entrate - Ufficio Torino 1 - S.A.T. Sportello
Abbonamenti TV - Casella postale 22 - 10121 Torino», specificando che
l'utente intende far suggellare il proprio televisore ed allegando a tal
fine una ricevuta di versamento di euro 5,16 a titolo di rimborso spese;
2)
l'Amministrazione finanziaria, qualora non vi provveda direttamente, può
interessare i Reparti del Corpo che procedono materialmente ad eseguire le
operazioni presso i soggetti interessati.
Quindi chi ha
fatto regolare disdetta del canone nei confronti dello Stato ha un solo
obbligo: mettere a disposizione dei funzionari della Guardia di Finanza il
vecchio televisore in bianco e nero che tiene in cantina per l’operazione
di suggellamento. Vi ricordo che in cinquant’anni si contano sulle dita
della mano i suggellamenti effettuati. Non vengono eseguiti in quanto
troppo complessi, costosi e antiquati. torna su
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Canone
d’abbonamento o imposta?
Il pagamento
del canone d’abbonamento è stato istituito da un regio decreto quando
ancora non esisteva la televisione. E’ dovuto per la semplice detenzione di
uno o più apparecchi TV indipendentemente dai programmi ricevuti. La Corte
costituzionale nel 2002 gli ha riconosciuto la natura sostanziale di
imposta per cui la legittimità dell'imposizione è fondata sul presupposto
della capacità contributiva e non sulla possibilità dell’utente di usufruire
del servizio pubblico radiotelevisivo al cui finanziamento il canone è
destinato. Quindi il canone di abbonamento è da riconoscere in forza della
mera detenzione di un apparecchio televisivo indipendentemente
dall'utilizzo che ne venga fatto o delle trasmissioni seguite o che per
motivi orografici non sia possibile ricevere uno o più canali della
concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo.
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Lo Stato funge
da esattore
La Rai per la
riscossione, la gestione del canone e il recupero della morosità ha una
convenzione con l'amministrazione finanziaria: l’Agenzia delle entrate SAT
(Sportello Abbonati TV). A sua volta l’Agenzia subappalta tali compiti ad
una concessionaria. torna su
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Quando
i falsi ispettori si imbattono in coloro che hanno fatto regolare disdetta
In Lombardia e
Veneto sono numerose le segnalazioni in merito ad un «ispettore» Rai che
contattando i potenziali abbonati ha sostenuto che «visto che Raidue è
tornata a Milano è stato proprio per volere del Ministro Bossi che gli
ispettori Rai, lui compreso, si accingono ad andare casa per casa a
riscuotere il canone». In questo caso la richiesta era stata rivolta a
persone che avevano regolarmente disdetto l'abbonamento. Vediamo in questo
caso cosa sostiene la Rai: «in particolare, per quanto riguarda i presunti
accertamenti nei confronti di utenti che hanno dato regolare disdetta per
suggellamento, le linee guida della Rai non prevedono alcun accertamento
nei confronti di coloro che hanno dato comunicazione della suddetta
disdetta. Potrebbe essersi verificato in alcuni casi - ma il comportamento
è del tutto legittimo - che da parte di alcuni incaricati sia stato rivolto
l'invito all'utente a stipulare un nuovo abbonamento rinunciando al
suggellamento: in ogni caso mai a copertura del periodo compreso tra la
richiesta di suggellamento medesima e la visita effettuata». Quindi chi ha
fatto regolare disdetta non ha nulla da temere. torna su
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Le
lettere che sollecitano al pagamento del canone sono da cestinare
Sono migliaia
le segnalazioni di cittadini che lamentano continue angherie,
intimidazioni, violazioni della privacy ed in alcuni casi vere e proprie
persecuzioni da parte dell'URAR. Da coloro che non sono possessori del
televisore o che l’hanno dismesso segnalandolo alla Rai o che hanno fatto
regolare disdetta. Lo fa con lettere minacciose come quella pubblicata qui
a fianco. Sono comunicazioni che hanno la stessa valenza di quelle che a
decine troviamo nella nostra casella postale e che ci esortano a
sottoscrivere abbonamenti o di aderire a questa o quella associazione. Sono
missive che non hanno alcun valore e come tali possono essere cestinate col
sorriso sulle labbra. Al riguardo l'Agenzia delle entrate ha fatto presente
che «ha provveduto più volte a sensibilizzare le competenti strutture RAI
circa la necessità di utilizzare nelle comunicazioni indirizzate ai
cittadini un linguaggio conforme a standards di civiltà
giuridica». A quanto pare non c’è ancora riuscita. torna su
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La lettera abusiva
Tra coloro che
hanno correttamente disdetto il canone qualcuno ha ricevuto dall'Agenzia
delle entrate di Torino una lettera in cui sostiene che: 1) la disdetta è inefficace
per la chiusura dell'abbonamento fino a che l'utente non rinvia alla Rai un
questionario; 2) col questionario l'ufficio entrate di Torino obbliga,
sotto diretta responsabilità dell'utente, a dichiarare il numero dei
televisori da suggellare, le residenze e le dimore del nucleo famigliare
anagraficamente inteso; 3) l'utente autorizza la Guardia di Finanza e non
meglio citati organi competenti ad accedere alle residenze e dimore per
procedere alle operazioni di controllo e di sugellamento, non essendo
specificato se si tratti di un controllo successivo per la verifica
dell'integrità dei sigilli o di una vera e propria ispezione «autorizzata»
di dubbia legittimità. L’Agenzia in modo del tutto infondato ed arbitrario
sostiene che le risposte devono pervenire entro 15 giorni dal ricevimento
altrimenti le disdette vengono considerate inefficaci. Contro questa
pratica, dopo numerose interrogazioni e atti parlamentari che non hanno
sortito alcun effetto, la Lega Nord ha provveduto a ricorrere per via giudiziaria.
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Come
fanno ad avere il mio indirizzo?
Com’è
possibile che quando cambio domicilio, compro una nuova TV, mi abbono a Sky
puntuale come l’influenza in inverno mi viene recapitata la lettera della
Rai che mi chiede di sottoscrivere un abbonamento? I miei dati non
dovrebbero essere privati? Dovrebbero. Il condizionale è d’obbligo come
spesso accade nel nostro paese quando si tratta di far rispettare i diritti
dei cittadini. Purtroppo la pratica della delazione da parte dei
rivenditori di apparecchi TV alla Rai è ancora diffusa. Inoltre, è
sufficiente fare richiesta al comune per avere i nominativi dei nuovi
domicili. Ancora, a mia firma c’è una denuncia all’Autorità per la
violazione della privacy dei cittadini rivolta a Rai e Sky. torna su
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La
Lega (purtroppo inascoltata quando era al Governo) continua a sostenere
l’abolizione del canone Rai
Al Governo la
Lega Nord ha più volte proposto di cancellare, una volta per tutte,
l’odioso canone d’abbonamento Rai. Nel corso delle sessioni finanziarie dal
2001 fino all’anno scorso, per ben 13 volte, il Parlamento ha bocciato la
nostra proposta. La diffusa contrarietà di destra e sinistra alla
cancellazione del canone è dovuta alla decisione della Corte costituzionale
che ha riconosciuto all’abbonamento Rai natura d’imposta. Questa decisione
ha avuto due importanti conseguenze: 1) qualsiasi decisione in merito al
canone deve essere presa dal Parlamento e 2) la sua abolizione farebbe
mancare all’appello delle casse dello stato di 1,3 miliardi di euro l’anno.
Inoltre, si deve tenere conto che la Rai, in ragione del canone, ha una
raccolta pubblicitaria percentualmente più bassa. L'eventuale abolizione
del canone comporterebbe un aumento della raccolta pubblicitaria con le
prevedibili conseguenze sull'equilibrio del mercato pubblicitario, sia per
Mediaset, sia per gli editori della carta stampata. Nel corso della
discussione della legge Gasparri abbiamo riproposto di assorbire il canone
nella fiscalità generale in modo tale da far contribuire i cittadini
proporzionalmente al reddito percepito. Questa soluzione è stata rigettata
come quella, in vista del digitale terrestre, che consentirebbe di
sottoscrivere un vero abbonamento per i programmi Rai come già avviene per
Sky. In questo modo si eliminerebbero le sacche di evasione nel Sud del
paese e la Rai sarebbe finalmente indotta a migliorare la qualità dei
programmi e a diminuire gli sprechi. torna su
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L’inchiesta
disposta dal sottosegretario Molgora (quando la Lega era al Governo)
A seguito
delle segnalazioni fatte il sottosegretario Daniele Molgora ha aperto una
inchiesta per fare chiarezza sulle responsabilità dell’Amministrazione
finanziaria che sta considerando l’eventualità di riportare in Agenzia
l'attività di gestione degli abbonamenti affidata in convenzione al fine di
assumere il completo controllo. L'Agenzia delle entrate ha assicurato che
la RAI ha comunicato di aver richiamato tutto il personale interessato a
svolgere l'attività con modalità rigorosamente conformi alle istruzioni
impartite, nel pieno rispetto delle norme di legge e della correttezza
professionale. L'Agenzia nel 2004 ha stipulato un nuovo accordo con Rai in
cui: «Le parti convengono sull'opportunità … di assicurare che il livello
di comunicazione con i cittadini/contribuenti sia costantemente allineato
ad adeguati standards di correttezza istituzionale e di rispetto
delle garanzie di legge». Anche in questo caso, al di là delle parole i
soprusi ai danni dei cittadini rimangono. torna su
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I falsi ispettori Rai
A coloro che hanno cambiato residenza o
domicilio o che non hanno mai sottoscritto un abbonamento alla Rai o che
hanno effettuato regolare disdetta del canone può capitare di imbattersi in
falsi «ispettori» Rai che, in modo subdolo e disonesto, tentano di far
firmare un impegno alla sottoscrizione di un nuovo abbonamento Rai.
Infatti, sono numerose le segnalazioni di comportamenti illegali da parte
dei cosiddetti «ispettori» incaricati da Rai alla mera consegna dei
bollettini postali per nuovi abbonamenti. Questa sorta di venditori porta a
porta sono disposti ad utilizzare qualsiasi inganno pur di incassare
qualche abbonamento in più. Si tratta di atti di grave inciviltà, di vero e
proprio raggiro dei cittadini. In proposito la Rai ha ufficialmente
dichiarato che: «sia in sede di istruzione e formazione, sia in sede
contrattuale, la Rai vincola gli «ispettori» (si tratta di incaricati con
contratto di agenzia) a tenere un comportamento irreprensibile in
particolare per quanto riguarda la corretta esposizione della normativa di
legge relativa agli abbonamenti televisivi. La Rai attraverso le sue
strutture sia centrali che regionali, vigila costantemente sul loro operato,
adottando, ogni qual volta ne venga a conoscenza e sia necessario, tutti i
provvedimenti idonei a prevenire e reprimere comportamenti non conformi ai
principi sopra richiamati». Purtroppo, quella della Rai è una vigilanza
solo di facciata. Ecco un esempio: a Seregno un cittadino che ha effettuato
regolare disdetta dal canone è stato contattato da una «ispettore» Rai che
ha sostenuto che «non è più possibile chiedere il sugellamento del
televisore … tale nuova disciplina è stata voluta dal Ministro Bossi e
ormai la Lega controlla anche Rai Tre» e «se non paga il bollettino lui in
persona può procurarsi un mandato». torna su
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