La Provincia di Valle Camonica

Onorevoli Colleghi! - Sono passati più di cinque lustri dalla data di entrata in vigore della Costituzione repubblicana, ma i princìpi di autonomia e di decentramento amministrativo solennemente affermati all'articolo 5 sono rimasti lettera morta, vittime di una prassi di governo che nel tempo ha consolidato la struttura centralista dello Stato. Anche l'istituto della provincia, pur riaffermato dalla Carta costituzionale agli articoli 114 e 133, è rimasto un involucro senza contenuto, un ente territoriale dalle competenze incerte e marginali, spesso subordinato alla sua origine storica e alla sua principale funzione di organo di decentramento del potere statale sottoposto all'autorità del prefetto. Oggi che con la legge di riforma delle autonomie locali si tenta di rilanciare la funzione della provincia anche accrescendone e meglio definendone il ruolo e le competenze (come ben spiega l'articolo 14 della legge 8 giugno 1990, n. 142), è sempre più impellente la necessità di riformare le circoscrizioni territoriali che attualmente competono a ciascuna provincia, per meglio adattarle alle esigenze di una società che si è profondamente trasformata. In questa ottica appare ormai improcastinabile l'istituzione della nuova provincia di Valle Camonica, con capoluogo Breno, comprendente i comuni dell'attuale provincia di Brescia. La creazione della nuova provincia, che ospiterebbe una popolazione superiore ai 900 mila abitanti, risponde a tutti i requisiti richiesti dall'articolo 16 della legge 8 giugno 1990, n. 142, per la istituzione di nuove province. Infatti la Valle Camonica e l'Alto sebino bresciano, come convenzionalmente si definisce il territorio della nuova provincia, possiede una sua unitarietà ed omogeneità storica, sociale, culturale ed economica che la distingue dal resto della provincia di Brescia. Situata a nord-ovest di Brescia ed estendendosi dal Passo del Tonale sino al lago d'Iseo, lunga quasi 90 chilometri è, con i suoi 41 comuni, la Valle più grande d'Italia. E' percorsa dal fiume Oglio ed è incuneata, nella sua parte più settentrionale, fra due grandi massicci alpini che superano entrambi i 3.500 metri d'altezza: l'Adamello-Presanella e l'Ortles-Cevedale. La Valle include nel suo territorio due parchi naturali di prima grandezza (Adamello con oltre 500 chilometri quadrati e Stelvio con 100 chilometri quadrati) e vanta un patrimonio storico-artistico che abbraccia 10 mila anni di storia rendendola unica sotto questo profilo fra tutte le valli alpine. Le testimonianze che ancora oggi si possono ammirare riguardano infatti la lunga epoca preistorica con le incisioni rupestri (patrimonio culturale dell'umanità - WorldHeritage UNESCO, la conquista romana, l'epoca longobarda, il Medioevo, il Rinascimento, e così via sino alle vicende della guerra bianca in Adamello. Oltre alle due capitali storiche del turismo camuno, Boario Terme e Ponte di Legno, la Valle Camonica è punteggiata da numerose località turistiche estive e soprattutto invernali. Boario Terme, nome di spicco nel termalismo italiano, conosciuto da secoli, e Angolo Terme sono centri ideali per cure idropiniche, inalatorie, irrigatorie, idromassaggi, fanghi e terapie antistress. Le grandissime potenzialità di questo territorio hanno nello sfruttamento delle risorse idriche un nodo focale: più di 110 milioni di metri cubi di acqua sono racchiusi in bacini idroelettrici che producono qualcosa come 5 miliardi di kWh annue di energia elettrica con la presenza di due degli impianti di ripompaggio più importanti d'Italia per oltre 1.500 MW: Edolo e S. Fiorano. Il distretto ENEL a cui la Valle fa riferimento è primo in Italia per efficienza produttiva con un costo di 10,4 lire per ogni kWh contro la media italiana di 25. Le profonde ristrutturazioni aziendali e la riconversione del settore siderurgico in completo smantellamento hanno provocato una emorragia nei posti di lavoro amplificata dalla crisi del settore contoterzista del tessile e dell'abbigliamento. Una crisi economica senza precedenti con tassi di disoccupazione al di sopra della media nazionale. Condizione che ha indotto all'inserimento della quasi totalità dei comuni della Valle nella programmazione per lo sviluppo socio-economico delle aree dell'obiettivo 5b del regolamento (CEE) n. 2052/88 del Consiglio, del 24 giugno 1988, per i fondi strutturali dell'Unione europea. Da sottolineare il miglioramento delle strutture tecnico-commerciali e progettuali che hanno consentito un elevato incremento nelle attività del terziario avanzato, che offrono attività di servizio alle imprese per quanto riguarda la formazione professionale. Per quanto concerne Breno, che diverrebbe il capoluogo della nuova provincia, ha 5.190 abitanti, una superficie di 58,8 chilometri quadrati e una distanza dall'attuale capoluogo di provincia di 68 chilometri. Fin dall'antichità il sito sul quale sorgerà questo comune era frequentato, ma anche abitato, dagli antichi comuni poiché la loro presenza è attestata da ritrovamenti risalenti al Paleolitico. Questi insediamenti sono comprovati da alcuni significativi reperti come tombe a inumazione con corredi ceramici e di bronzo dell'età Golasecca, ma sono anche presenti asce ed alcuni oggetti databili all'Età del bronzo (antecedente all'Età del ferro). La successiva presenza dei romani, è accreditata da alcune epigrafi e specialmente dalle recenti scoperte di un tempio dedicato alla dea romana Minerva. I Longobardi prima e i Franchi poi concentrarono, in questo che costituisce un passaggio obbligato tra la bassa e la media-alta Valle Camonica, barriere artificiali di notevole importanza militare con la costruzione, prima di alcune fortificazioni e poi di un castello. In epoca carolingia Breno divenne il centro amministrativo della Valle Camonica e nel borgo ai piedi della rocca, vennero istituiti gli uffici e gli ambiti giudiziari e amministrativi che prima erano situati alla prima capitale amministrativa della Valle: Cividate Camuno. Gran parte della Valle Camonica fu, in epoca post-carolingia, donata in beneficio ai monaci francesi di Tours e solo pochi anni prima del 1.200 il vescovo di Brescia ne ottenne la signoria. Nel 1291 in Valle Camonica fu imposta la reggenza di Ottolino da Cortenuova che Maffeo Visconti, duca di Milano, e nel 1312 l'imperatore Enrico VII nominò vicario di Valle Cangrande della Scala. Pochi anni dopo il potere ripassò ai Visconti che lo mantennero, anche se non ininterrottamente, a lungo. Dal 1427 al 1454 iniziò una contesa che solo la pace di Lodi tra la Serenissima Repubblica veneta e gli Sforza concluse sancendo la dominazione in tutta la Valle Camonica di Venezia. Le costosissime guerre che la città lagunare dovette sostenere contro i turchi portarono all'aumento delle tasse e allo sfruttamento intensivo delle miniere e delle fucine della Valle Camonica. Breno in quel periodo fu la capitale della Valle Camonica e centro amministrativo e di giustizia. Con l'avvento di Napoleone (1797) Breno, mantenendo il primato valligiano, fu nominato capoluogo del cantone della montagna e in concorrenza con Lovere, in terra bergamasca, fu il principale centro amministrativo della zona. Sotto l'Austria prima e con l'unità d'Italia poi, Breno divenne sede di tribunale, di circondario e addirittura di sottoprefettura. Fu il periodo di massima importanza della cittadina che vide aumentare in modo consistente i propri abitanti anche a causa del notevole afflusso di dipendenti pubblici e burocrati che venivano designati o nominati nella sede camuna. Nel 1887 fu costruita in comune di Breno la prima centrale elettrica della Valle Camonica (in Europa preceduta solo da quella di Milano). A partire dagli anni 1950 e 1960 a Breno furono avviati numerosi istituti scolastici superiori (liceo, magistrali, istituti professionali, eccetera) e fu centro di numerosi uffici (sezione staccata del tribunale di Brescia, comando compagnia dei Carabinieri, comando brigata di Guardia di finanza, eccetera) e amministrativi quali comunità montana e bacini imbriferi montani (BIM). Un'ultima considerazione: la creazione della provincia di Valle Camonica avrebbe benèfici effetti non solo per l'area interessata, che si troverebbe svincolata dall'eccessiva dipendenza, ormai anacronistica, dal capoluogo della regione, ma anche per la stessa Brescia. Sembra dunque evidente da questa breve analisi che l'area geografica della Valle Camonica-Alto sebino ed il suo capoluogo hanno avuto ed hanno tuttora uno sviluppo diversificato rispetto al capoluogo bresciano andando a costituire una realtà distinta. Considerando poi le nuove funzioni che la legge n. 142 del 1990 intende attribuire all'ente provincia, si rende necessaria la istituzione della provincia di Valle Camonica, così come stabilito dalla presente proposta di legge, anche ai fini di un effettivo equilibrio delle funzioni amministrative nell'area bresciana.

Art. 1.


        1. E' istituita la provincia di Valle Camonica con capoluogo Breno.
        2. La circoscrizione territoriale della provincia di Valle Camonica comprende i comuni di: Ponte di Legno, Temù, Vione, Manno, Sonico, Paisco Loveno, Braone, Prestine, Piancogno, Vezza D'Oglio, Incudine, Edolo, Corteno Golgì, Malonno, Berzo Demo, Cevo, Saviore dell'Adamello, Cedegolo, Sellero, Capo di Ponte, Ceto, Ono S. Pietro, Cerveno, Cimbergo, Paspardo, Niardo, Breno, Bienno, Berzo Inferiore, Esine, Cividate Camuno, Malegno, Ossimo, Borno, Darfo Boario Terme, Pian Camuno, Gianico, Artogne, Pisogne, Losine, Lozio, Angolo Terme.


Art. 2.


        1. Le prime elezioni del consiglio provinciale di Valle Camonica hanno luogo entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge. Le elezioni per il rinnovo del medesimo consiglio provinciale hanno luogo in concomitanza con le elezioni per il rinnovo dei consigli provinciali del restante territorio dello Stato.


Art. 3.


        1. Fino alla elezione del nuovo consiglio provinciale, ai sensi dell'articolo 2, i provvedimenti necessari per consentire il funzionamento della nuova amministrazione sono adottati da un commissario ad acta, nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'interno.


Art. 4.


        1. Entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, i Ministri competenti, con proprio decreto, sentita la regione Lombardia, adottano i provvedimenti occorrenti all'organizzazione, nella provincia di Valle Camonica, degli organi periferici dell'amministrazione di competenza, utilizzando il personale che, alla data del 1^ gennaio 1996, ricopra un posto in organico nelle corrispondenti sedi relative alla provincia dì Brescia.
        2. I Ministri competenti provvedono, altresì, alle occorrenti variazioni dei ruoli del personale delle rispettive amministrazioni.


Art. 5.


        1. Tutti gli affari amministrativi e giurisdizionali pendenti, alla data di inizio del funzionamento della nuova provincia, presso la prefettura e gli altri organi giurisdizionali dello Stato costituiti nell'ambito della provincia di Brescia e relativi a cittadini ed enti dei comuni di cui all'articolo 1, passano, per competenza, ai rispettivi organi ed uffici costituiti nell'ambito della provincia di Valle Camonica.


Art. 6.


        1. Le spese per i locali e per il funzionamento dei nuovi uffici ed organi provinciali dello Stato sono poste a carico dei competenti capitoli dello stato di previsione del Ministero dell'interno per il 1999.
        2. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


Art. 7.


        1. Il Ministro dei lavori pubblici delega la regione Lombardia a provvedere alla costruzione e all'arredamento degli edifici per il funzionamento degli uffici statali occorrenti nell'ambito della provincia di Valle Camonica.

Art. 8.


        1. Il Governo è autorizzato a procedere alla revisione delle circoscrizioni finanziarie e giudiziarie della provincia di Valle Camonica al fine di armonizzarle con l'ordinamento territoriale della provincia stessa, sentito il parere della regione Lombardia.


Art. 9.


        1. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.