Umberto Bossi 6 novembre 1994 Assemblea Federale di Genova della Lega Nord 

Stiamo attraversando un periodo delicato e tempestoso, durante il quale si sta acuendo il braccio di ferro con gli alleati dell'attuale maggioranza che, ai programmi  federalisti e rinnovatori della Lega, preferiscono le pratiche della  lottizzazione, del riciclaggio, dell'assistenzialismo di infausta memoria. Noi abbiamo accettato di far parte di questa coalizione per forza  maggiore, allorchè venne creato il polo moderato che, costituito da DC,  Segni e Berlusconi, sostituiva il pentapartito fatto a pezzi dall'avanzata incontenibile della Lega. Contrapponendosi al polo di sinistra, esso ci avrebbe tagliato fuori dal flusso più  importante dei voti, reLegandoci al rango di piccolo partito da venti parlamentari, privo della possibilità di incidere politicamente. Inventammo allora il Polo delle Libertà, attraverso il quale riuscimmo a far diventare la Lega il primo partito in Parlamento. Subito dopo le elezioni abbiamo accettato di far parte di questa coalizione per il senso del dovere che abbiamo nei confronti del  popolo e dei nostri elettori, i quali esigevano governabilità, che allora  era possibile solo con questa coalizione. Questo governo, insomma, è  stato fin dall'inizio un governo di numeri conseguente allo stato di necessità in cui era nato il Polo delle Libertà. Nonostante questo  limite, le condizioni che ponemmo agli alleati furono estremamente precise. Sottolineammo che la nostra adesione avrebbe avuto la funzione di coscienza critica per il passaggio della Prima  alla Seconda Repubblica, cioè che il governo che nasceva doveva diventare un governo delle regole e, più precisamente, avrebbe dovuto: 1) approvare il federalismo; 2) realizzare un nuovo sistema fiscale e finanziario federalista, per superare gli sperperi tipici dello stato padrone; 3) approvare le regole per un nuovo mercato liberista. Proponemmo, in sostanza, l'indicazione congiunta di antitrust e federalismo quali obiettivi prioritari nella fase politica attuale,  in cui l'alternanza e' tra riforma globale o restaurazione globale.  Insomma, federalismo ora o mai più! Tenendo conto che tra le forze  impegnate nella restaurazione, e contro cui la Lega deve lottare, ci sono anche i nostri attuali alleati, i quali contengono un nucleo finanziario  monopolistico, (nel settore dell'informazione) di genesi craxiana,  e un nucleo statalista e centralista di genesi fascista. La Lega ha sempre avuto coscienza di essere la forza liberista che ha messo in scacco l'antiliberismo di destra e di sinistra. Una coscienza che si è tradotta in un "no" fermo alla creazione del Partito unico della  destra, con cui Berlusconi tentava di ripristinare il vecchio sistema  politico basato sullo scontro destra-sinistra di stretta derivazione  ideologica. Questo sistema politico sta alla base dei monopoli, sia pubblici che privati, e attraverso di esso Berlusconi riuscirebbe a salvare il suo monopolio antistorico nel campo dell'informazione. Un simile equilibrio sta anche alla base della sopravvivenza dello Stato assistenziale, che è il contrario dello stato federalista e che piace immensamente ad Alleanza Nazionale, interprete politico della  paura del Meridione di perdere l'assitenzialismo con l'avvento del  federalismo e del liberismo. Ciò che vuole Berlusconi e ciò che vuole Fini, rispettivamente i monopoli e l'assistenzialismo, sono scelte che il Nord ha già rifiutato. Noi siamo avanzati a folate, per anni, sotto una  gragnola di colpi, mettendo a repentaglio la tenuta clientelare dello  Stato sociale. La nostra e' una lotta di liberazione democratica, che ha  utilizzato come arma la protesta, nata nelle regioni trainanti del Paese, fra la piccola e media borghesia imprenditoriale e in quella delle  libere professioni, che si è diffusa fra tutti coloro che hanno avuto capacità, merito, coraggio, intelligenza e comprensione dell'Italia di oggi. Nata fra tutti coloro che si sentivano frustrati e stanchi di essere  considerati sudditi, pecore da tosare regolarmente per mantenere gli oziosi e gli incapaci. Io ricordo, per chi ha dimenticato, che la Lega Nord e' dilagata svincolata da dogmi e ideologie, basando l'azione politica, economica e sociale sul bisogno di liberta' della nostra gente e della nostra economia e su un pragmatismo che consentisse di affrontare la lotta ai privilegi. L'obiettivo e' stato intervenire proprio laddove i grandi partiti tradizionali non potevano, perche' avrebbero colpito gli interessi  egoistici dei loro tradizionali elettori. Siamo avanzati a folate, sottolineando che occorre un cambiamento che rifiuti gli eccessi  dello Stato sociale, la penalizzazione del mercato e della libera iniziativa: denunciando le ricette antiquate di una cultura demagogica e populista che ha per parola d'ordine quella di sistemare parassiti e assistiti, falsi cassintegrati, falsi pensionati, impiegati pubblici nullafacenti, che svolgono un'altra attivita' ignota al fisco e agli economisti. Siamo avanzati dicendo no ai monopoli e si allo stato liberale, che fonda la sua forza sul riconoscimento dei doveri di tutti i cittadini: in cambio del diritto allo studio, alla salute all'assistenza sociale, il cittadino, tutti i cittadini, da Nord a Sud, devono assolvere alcuni obblighi quali pagare le tasse, partecipare alla difesa dello Stato, concorrere al mantenimento dell'ordine pubblico e della giustizia. Per coerenza politica noi abbiamo rivendicato la nostra identita' e l'abbiamo fatto anche se significava perdere voti, alle elezioni europee, certi che un partito non e' una cassaforte di potere, ma un progetto politico, sociale ed economico. Sapevamo che il tempo avrebbe dato prospettiva alle cose e che saremmo arrivati al momento della verifica e della comprensione prima che l'azione disgregante di Berlusconi riuscisse a distruggere e ad assorbire la Lega. Abbiamo resistito anche quando ci demolivano l'immagine, quando ci, e mi, presentavano come inaffidabili - come quando mi hanno definito pazzo perche' non accettavo, e continuo a non accettare, che la Lega diventi consociativa in cambio di una congrua fetta di potere. Ma quello della Lega, amici parlamentari, non puo' essere moderatismo che disarma! Attenti! Il semiregime di centrodestra, che avevamo disarticolato negli scorsi anni, e' ritornato cambiando nome, e' tra la gente sotto mentite spoglie non ancora  ben riconosciute. Grida, alza la voce, "smargiassa" con il "me ne frego" fascista e con i ripetitori televisivi. Ma e' nelle nostre mani! Adesso, amici, quello che non dobbiamo fare è lo stesso errore di Matteotti, il quale penso' che il regime fascista fosse  gia' finito prima ancora di cominciare a causa della crisi economica, e invece duro' vent'anni. Nel Polo delle Liberta', noi non possiamo rischiare  una subalternita' della Lega all'alleanza Fini-Berlusconi. E non  soltanto perche' e' una santa alleanza, radicata nel passato al punto di  convergenza tra monopoli e assistenzialismo. Ma anche perchè la  Lega non è più un movimento "a termine", nel senso che, raggiunto l'obiettivo della realizzazione del federalismo, automaticamente si dissolvera'. La Lega, da movimento di liberazione, sta via via diventando una realta' politica nuova che offre sicurezza per il futuro, pronta a interpretare le dinamiche volonta' politiche dell'elettorato. Stiamo  crescendo e aumentano le persone che rispondono al binomio  competenza-affidabilita', mentre ci prepariamo a coltivare nelle sezioni il volontariato entusiasta, ma ancora privo di capacita', che va preparato attraverso le scuole quadri (...). A mio avviso i giochi sono gia' molto ridotti ed e' venuta l'ora della riflessione e delle decisioni coraggiose. A normalizzazione avvenuta e a regime instaurato, sara' molto difficile sperare di ottenere un cambiamento. Adesso e' il momento! Adesso che la Lega e' la prima forza politica del Parlamento, adesso o mai piu' bisogna battersi per il federalismo e l'antitrust, per via parlamentare. Quella che sale dal paese e' innanzitutto una richiesta di governabilita'. Ma non una governabilita' qualsiasi, bensi' finalizzata al cambiamento dei meccanismi perversi che inchiodano il Paese. La governabilita' per la governabilita', gia' cavallo di battaglia di Craxi, non può essere un valore per la Lega, perchè significa il potere per il potere. Percio' la Lega e questa Assemblea federale non possono, a mio parere, esimersi dal richiedere ai nostri alleati, dopo l'approvazione della legge finanziaria, una verifica di maggioranza sulle regole del liberismo dell'antitrust, del blind-trust, delle privatizzazioni, nonche' sulle regole costituzionali del federalismo. Dopo la verifica saremo in grado di stabilire, senza ombra di dubbio, se quello attuale può essere il "governo delle regole" o se il governo costituente che, solo può salvare il paese, dovrà essere fatto anche da altre forze politiche. (...) Carta canta, per il confronto di maggioranza.(...)